Il mondo dei personal trainer è sempre stato un mondo principalmente maschile, soprattutto in Italia. Proprio qui in Italia la figura stessa del personal trainer esiste da sempre ma inizialmente era poco considerata perché siamo un popolo che pensa di poter fare “da sé”, spesso sbagliando. La regola dovrebbe essere che se sto male vado dal medico e se voglio fare palestra vado dal personal trainer.
Prima ancora di iniziare a fare questo lavoro ho subito notato come all’estero fosse “pieno” di donne sia come frequentatrici della sala pesi sia come personal trainer, mentre in italia le donne si trovavano in piscina a fare acqua gym o al massimo nella sala corsi a fare step, salvo rare eccezioni ovviamente.
Penso che uno dei motivi principali del fatto che ci siano meno donne come figure professionali all’interno delle palestre sia quindi riconducibile in primis proprio al fatto che la sala pesi è stata per decenni un luogo prettamente frequentato da maschi, anche se questo sta velocemente cambiando negli ultimi anni.
Quando ho deciso di fare questo lavoro non ho mai pensato che l’essere donna sarebbe potuto essere un limite ma piuttosto un valore aggiunto.
Devo dire però che la prima forma di discriminazione si è presentata ancor prima di cominciare quando, al primo colloquio, non sarei dovuta nemmeno andare perché veniva richiesto specificatamente un uomo e la motivazione era perché le donne sono “troppo blande” e “non sanno gestire bene i clienti”. Al colloquio non solo ci sono andata comunque ma ho anche sbaragliato la concorrenza maschile composta da altri 25 ragazzi e ho ottenuto il lavoro.
Cominciando ad approcciarmi a questo mondo mi sono accorta subito di come fosse difficile inserirsi in un modo prettamente maschile dove la maggior parte dei colleghi ti riteneva inferiore perché donna e perciò “debole”. Lo so, sembrano discorsi dell’800 eppure credetemi che questo è quanto è accaduto.
Iniziando ad allenare i clienti che mi venivano affidati ho subito visto che ottenere la loro fiducia richiedeva uno sforzo in più. Ho capito che uno dei motivi di questa sfiducia è data dal fatto che spesso le donne non si allenavano in modo “pesante” e di conseguenza era difficile allenare il cliente come lo allenava un uomo abituato ad arrivare allo sfinimento ad ogni workout. Questo non è mai stato il mio caso perché ho sempre amato la fatica a livelli estremi e grazie a questo mio temperamento ho imparato a modulare poi gli allenamenti per i miei clienti evitando di “esagerare”.
Nel mondo del fitness occorre la presenza femminile
Io sono una grande fan del mondo femminile e del potere delle donne, devo comunque dire che riconosco nel mondo del fitness una grande esagerazione delle personal trainer nel mostrare il proprio corpo durante le ore lavorative e questo penso giochi molto a sfavore della professionalità che viene trasmessa. Il fatto di essere donna in un mondo maschile, secondo il mio personale punto di vista, significa anche dare un’immagine di sé il più pulita e professionale possibile e non “cadere” nel falso pensiero che mostrandosi ed atteggiandosi di più si ottenga più lavoro. Questo è un comportamento che purtroppo ho notato spesso e credo che non aiuti ad eliminare i vari pregiudizi ma che anzi li alimenti.
Le competenze nell’ambito dell’allenamento delle donne ottenute grazie a degli studi specifici, come i corsi istruttore allenamento al femminile dimostrano che avere una donna all’interno del proprio centro è davvero un valore aggiunto per svariati motivi.
Innanzitutto si sa, spesso le donne vogliono allenarsi con le donne. Perché? Semplice, perché si sentono più capite. Molte volte infatti i pt uomini vogliono imporre alla cliente i loro standard di bellezza fisica e propongono allenamenti non adeguati agli obiettivi della persona che si trovano davanti.
Una personal trainer donna sa capire bene le esigenze e le richieste di un’altra donna perché spesso sono simili alle proprie, paure comprese! Non da ultima il terrore del genere femminile di diventare “grossa come un uomo” che personalmente sfato immediatamente anche grazie al supporto del mio fisico (allenato ma femminile GRAZIE ai pesi che utlizzo).
Un altro aspetto molto importante è la confidenza e l’empatia che sono doti tipicamente femminili. Spesso infatti sia uomini che donne durante le varie sessioni di pt sentono l’esigenza di confidarsi e di sfogarsi raccontando cosa li turba in quel momento e si sa, noi donne sappiamo ascoltare molto meglio di voi maschietti!
Non me ne vogliano gli uomini che stanno leggendo l’articolo in questo momento, queste righe vogliono essere uno scambio di opinioni e di punti di vista conditi con una buona dose di ironia!
Uno dei motivi per i quali serve sempre una pt donna in una palestra è anche perché donne e uomini sono due mondi differenti e proprio per questo hanno due visioni spesso differenti su molti argomenti e collaborando si possono avere più punti di vista di uno stesso argomento e da questo possono nascere idee e confronti davvero costruttivi.
Fondamentale, secondo me, è anche la collaborazione e l’interazione con il gruppo ovvero penso sia essenziale che ci siano rispetto e stima tra i colleghi in modo da valorizzare al meglio sia la figura del pt uomo sia quella della pt donna ed indirizzare i clienti verso chi è più adatto in termini di preparazione secondo gli obiettivi del cliente.
Per concludere penso che uomini e donne nell’ambito del personal training siano due figure complementari e oggi dato che le palestre sono frequentate tanto dal genere femminile quanto da quello maschile penso sia fondamentale avere entrambe le figure presenti nel proprio centro in modo da dare ai clienti la possibilità di scelta e soprattutto così da permettere al centro stesso una visione più ampia e più idee provenienti da diversi modi di pensare e ragionare.
Alle donne voglio anche dire di non avere paura dei pregiudizi ma di avere fiducia in loro stesse, nelle loro competenze, capacità e soprattutto ad entrambi i sessi voglio ribadire l’importanza di formarsi per imparare più cose possibili e così non vi sarà modo di essere reputati “inferiori” a qualcun altro, uomo o donna che sia.