L’organismo umano nel suo percorso filogenetico si è evoluto per adempiere a due funzioni: esercizio fisico ed accumulo di energia. Le due sono intimamente correlate poiché l’esercizio fisico permette di ricercare le fonti energetiche, rappresentate dal cibo, mentre quest’ultimo è la fonte energetica che consente il movimento.
L’ipocinesi, cioè la mancanza di esercizio fisico, associata ad una scorretta alimentazione, crea un cortocircuito metabolico che aumenta la probabilità di incorrere in diverse patologie quali: ipertensione, obesità, sindrome metabolica, dislipidemia, diabete di tipo 2 e problematiche cardiache.
La caratteristica di tutti gli esseri viventi è di adattarsi funzionalmente alle richieste dell’ambiente, per cui le capacità che sono utilizzate si sviluppano e potenziano, mentre quelle trascurate tendono all’atrofia. È un principio universale per tutte le funzioni, siano esse fisiologiche o cognitive. È tra questi “vincoli” strutturali che vive l’uomo moderno. Lo stile di vita dell’era post industriale pone notevoli problemi poiché viene a mancare il circolo virtuoso che ha nel movimento il mezzo per consumare energia nell’intento di andare a ricercarne le fonti alimentari. Evolutivamente non era previsto che si potesse avere un eccesso di cibo, il problema dell’uomo per millenni, e purtroppo ancora oggi in molte parti del mondo, è sempre stata la carenza di cibo, mai l’eccesso. È solo dal dopo guerra che nel mondo occidentale si è avuto un accesso al cibo illimitato. Il consumismo ha poi determinato un abbassamento della qualità degli alimenti con la progressiva introduzione dei “junk food”. Lo stile di vita moderno ha completamente stravolto ciò che l’evoluzione aveva previsto per l’uomo.
Oggi mangiamo troppo e non facciamo abbastanza esercizio fisico
È per questo motivo che l’esercizio fisico e la corretta alimentazione sono una necessità sociale. Il rapporto Childhood Obesity Surveillance Initiative, commissionato dall’OMS nel 2016, ha rilevato che il 23,5% dei bambini italiani svolge giochi di movimento non più di 1 giorno a settimana, il 33,8% dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di 1 giorno a settimana, il 31% circa dei bambini e adolescenti italiani è in sovrappeso o obeso. Sono dati allarmanti che si traducono in sviluppo di patologie in età adulta. Come operatori dello movimento e della nutrizione possiamo fare molto per invertire questa tendenza.
Il movimento: un ottimo alleato per la nostra salute
L’esercizio fisico, quando appropriato, ha un effetto anti-infiammatorio che, a differenza di un farmaco che agisce slegato dall’infinita interrelazione tra le diverse parti dell’organismo, è in relazione con ogni sua componente. La contrazione muscolare permette il rilascio di alcuni messaggeri noti come “miochine”, configurando il tessuto muscolare come un organo endocrino, al pari del tessuto adiposo (Tomas et al. 2004; Pederson et al. 2003; 2005). Le miochine espresse durante l’attività fisica hanno un effetto antinfiammatorio che si contrappone allo stato di infiammazione di basso livello tipico del soggetto sedentario. L’allenamento di forza, ad esempio, provoca un elevato rilascio di IL-6 e IL-10, mentre abbassa il TNF-α, un quadro endocrino che tende a disinfiammare l’organismo. Abramson e Vaccarino (2002) ritengono che l’esercizio fisico abbia una relazione diretta sullo stato infiammatorio dell’organismo agendo come un farmaco anti-infiammatorio ad ampio spettro. Questa constatazione è confermata dagli studi che vedono nelle miochine degli agenti in grado di antagonizzare agenti pro-infiammatori, come IL-1, TNF-α e PCR. La produzione di IL-6 dipende dall’intensità della contrazione muscolare, dalla quantità muscoli coinvolti e dallo stato di esaurimento di glicogeno muscolare (Ostrowski et al. 2000; King et al. 2003). La citochina IL-6 sembra avere anche altri effetti sull’organismo. In modo indiretto, abbassando i livelli di IL-1 e TNF-α, agisce sull’11 β-idrossisteroidi deidrogenasi tipo 1 (11 β-HSD1) riducendone la concentrazione. L’ 11 β-HSD1 è un enzima presente nel tessuto adiposo viscerale responsabile della conversione del cortisolo in cortisone. L’eccesso cronico di cortisolo sembra associato a malattie come il diabete di tipo 2, la sindrome metabolica, l’obesità, l’arteriosclerosi e disagi cardiovascolari (Pereira et al. 2012). Un’altra miochina dagli effetti sorprendenti è l’irisina, scoperta da alcuni ricercatori della Harvard Medical School (Boström et al. 2012) ha mostrato un effetto diretto sulla trasformazione di grasso bianco (WAT) in grasso bruno (BAT). Il BAT è un tessuto termogenico, ovvero consuma energia per produrre calore, permettendo di conseguenza il dimagrimento. La cosa più stupefacente, tuttavia, è l’azione stimolatoria dell’irisina sul fattore neurotrofico cerebrale BDNF (Brain-derived neurotrophic factor), la cui azione contribuisce a sostenere la sopravvivenza dei neuroni, e permette lo sviluppo e la differenziazione di nuovi neuroni e sinapsi, confermando il ruolo positivo dell’esercizio fisico sull’apprendimento e sulle malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer. Un’altra miochina con effetto termogenico è stata recentemente scoperta, il suo nome è BAIBA (β-aminoisobutyric acid). Prodotta dalla contrazione muscolare agisce similmente all’irisina. Campiamo come la contrazione muscolare e quindi l’attività fisica sia un vero “elisir” per il benessere.
Dove l’esercizio fisica non basta…
Solo il movimento tuttavia non è sufficiente, qualsiasi professionista del Fitness, che abbiamo frequentato un corso per personal trainer, sa perfettamente che lo stato di salute dipende dallo stile di vita, in primis dall’alimentazione. Come ribadiamo sempre nei corsi di nutrizione sportiva, il concetto di “caloria” ha lasciato spazio ad un approccio più qualitativo. Non basta controllare meramente il quantitativo energetico introdotto, ma è prioritario porre attenzione alla proporzione e qualità dei macro e micro nutrienti assunti attraverso gli alimenti. Recentemente è stata fatta un’indagine sulla composizione corporea, attraverso BIVA (bioimpedenza vettoriale), di istruttrici e istruttori di fitness che erogavano corsi di gruppo a sfondo aerobico. Il campione era costituito da circa 250 istruttori. Il dato su cui riflettere è che circa il 40% delle istruttrici e l’11% degli istruttori mostrava una composizione corporea con forte tendenza alla sarcopenia. Un dato simile si riscontra anche nel mondo della moda in cui le modelle si sottopongono a regimi dietetici ipocalorici ed ipoproteici andando letteralmente a cannibalizzare il tessuto muscolare. Questi dati ci fanno capire come anche professionisti per cui il corpo è uno “strumento” di lavoro, molto spesso trascurano o hanno idee sbagliate, su cosa costituisca la corretta alimentazione. Come detto in apertura movimento e nutrizione sono due facce della stessa medaglia. Sono un potente “farmaco” quando sono equilibrate ed interagiscono virtuosamente tra loro. L’attività fisica deve essere sempre supportata da un corretto programma nutrizionale e il professionista del movimento deve conoscere le basi della nutrizione per poter interfacciarsi correttamente con il nutrizionista. Non deve e non può sostituirsi al nutrizionista, per inciso la legge Lorenzin ha inasprito le sanzioni amministrative e penali a carico dell’abuso di professione sanitaria, ma deve poter interagire con lo specialista in nutrizione per richiedere il corretto supporto nutrizionale all’attività motoria che intende proporre al proprio cliente.