La pandemia che ha colpito tutto il mondo in questi mesi ha avuto ed avrà nel prossimo futuro effetti devastanti sia dal punto di visto umano sia economico. Cambierà per molto tempo le abitudini di ognuno di noi, mantenendo come regola di sicurezza il distanziamento sociale. Tra i molti interrogativi che ci poniamo, come evolverà il mondo dello sport post emergenza?
Per rallentare la diffusione del virus abbiamo dovuto subire un lockdown pesantissimo, dove quasi ogni settore economico si è fermato e le persone sono state costrette a rimanere in casa. La cosiddetta fase 1, per fortuna, è terminata ed adesso ci accingiamo ad iniziare la fase 2.
I dubbi e le incertezze regnano però sovrane: ogni decisione viene presa da un comitato tecnico-scientifico che, in base all’indice della pericolosità di ciascun settore, stabilisce se quest’ultimo deve continuare a rimane sospeso o può ricominciare la propria attività lavorativa.
La Ripartenza dello Sport
Purtroppo, il mondo dello sport sarà uno tra gli ultimi settori a poter vedere la luce in fondo al tunnel; al momento, infatti, non sono ancora tate individuate le regole base per poter permettere a tale settore di poter lavorare in sicurezza e poter far frequentare gli ambienti sportivi ai professionisti e ai dilettanti.
Le Olimpiadi sono state rinviate, i campionati di calcio sono stati bloccati, mentre per il giro d’Italia ancora non è dato sapersi; questi sono solo alcuni esempi di competizioni professionali sospese e colpite dall’epidemia.
Quale invece la sorte per palestre, centri sportivi e strutture più piccole?
Recenti studi hanno evidenziato che, a seguito del blocco così prolungato che è stato imposto, circa il 60% del totale delle strutture presenti in Italia potrebbero non aprire più, a causa dei costi di gestione alti e dei mancati guadagni.
In questo regime di totale incertezza, una sola cosa appare chiara: come ogni settore, anche quello dello sport dovrà adattarsi e per certi versi cambiare.
Chi era interessato ad entrare nel mondo del lavoro del fitness ha potuto frequentare i nostri corsi di personal trainer online grazie alla piattaforma a distanza (Fad), così da valorizzare il tempo a disposizione studiando comodamente da casa.
Durante tutta la pandemia infatti, i Personal Trainer, impossibilitati a lavorare nelle palestre, sono riusciti ad adattarsi alla situazione, continuando la propria attività professionale sui canali web. Tramite social e piattaforme di comunicazione, è stato possibile per i più volenterosi mantenere i rapporti con i propri clienti.
Se è vero che per certi versi questo è stato un modus operandi temporaneo, per poter arginare il periodo di blocco delle attività, è altrettanto vero che questa sperimentata modalità attraverso il web radicherà un nuovo modo di lavorare, con un duplice vantaggio: da un lato, il cliente riesce a svolgere attività fisica per il proprio benessere comodamente da casa, evitando spostamenti, perdite di tempo e limitando i costi per abbonamento in strutture fitness; dall’altro verso per i professionisti si apre un nuovo tutto nuovo di svolgere la propria professione, seguendo il cliente in modo ottimale, ottimizzando il tempo impiegato e, soprattutto, permettendo di evitare sovraffollamenti in ambienti ridotti
La idea del sovraffollamento, a cui eravamo abituati durante le ore di punta nella palestra, è ormai un lontano ricordo, che sembra non potrà più essere preso in considerazione per parecchio tempo..
Per immaginare alcune delle soluzioni a cui potrebbe approdarsi nel settore fitness nei prossimi mesi proviamo ad esaminare alcune delle proposte avanzate da importanti gruppi multinazionali. L’idea di base è senza dubbio permettere di frequentare gli ambienti sportivi con accessi scaglionati e contingentati, prolungando orari di apertura e giorni lavorativi.
Ma tutto questo sarà sufficiente?
Recenti studi scientifici e di laboratorio hanno provato che in ambienti chiusi e in seguito a un respiro più sostenuto dovuto ad attività motoria, il cosiddetto droplet (cioè la gocciolina di saliva nebulizzata nell’ambiente circostante), è in grado di disperdersi nell’ambiente fino a 8 metri di distanza e rimanere nell’aria per lungo tempo. Sicuramente, poi, l’utilizzo di mascherine per svolgere attività motoria è da escludersi, in quanto limita la capacità di recupero e di respirazione.
Come si può evitare quindi che il virus possa diffondersi?
Visto che ci stiamo avvicinando ai mesi estivi, sono state fatte proposte di trasferire le palestre e attività motorie presso parchi e luoghi verdi delle metropoli. A mio avviso, non è una soluzione fattibile e praticabile: ciò sia per l’eventuale ubicazione proposta dal comune di appartenenza della struttura, sia per la scomodità dei soci, dal momento che queste ubicazioni provvisorie sarebbero sprovviste di spogliatoi e aria condizionata per le ore più calde della giornata.
Molti sono gli interrogativi a tal proposito, ma una cosa è certa: bisognerà convivere con questo virus fino a quando non sarà commercializzato a livello mondiale un vaccino.
Lo stato dovrà proporre soluzioni e aiuti al settore fitness, in quanto è una vera propria industria a favore del PIL nazionale, generando un fatturato di 12 miliardi di euro annui, a cui aggiungiamo altri 6 miliardi di fatturato accessorio che ruota intorno, come d’esempio abbigliamento e brand sportivi.
I valori dello sport saranno alla base del superamento dell’emergenza sanitaria, basandosi su una strutturazione societaria legati alla cultura dell’incontro e dell’aggregazione, del rispetto dell’avversario e della lealtà. Dunque, non ci resta che essere fiduciosi… nella speranza che tutto questo sarà presto un lontano ricordo!